Mobbing, dipendente fa causa all’Enel

Giu 4, 2018Rassegna stampa

Tribuna di Treviso del 07.07.2013

Per sedici anni ha lavorato come guardia-diga in diverse centrali dell’Enel senza mai ricevere contestazioni disciplinari. Dall’agosto del 2005, dopo aver chiesto all’azienda dell’energia il pagamento di molte ore arretrate, sono iniziati i suoi guai. Da quel momento – sostiene – la sua attività lavorativa è stata costellata da una serie di solleciti , contestazioni, sanzioni e demansionamenti che, secondo i suoi legali, si sono dimostrati infondati e ne hanno minato la salute.

Ora un operaio trevigiano di 55 anni, affetto da depressione, ha intentato una causa di lavoro per mobbing nei confronti di Enel. E chiede che sia un medico legale nominato dal giudice, con una perizia, a stabilire l’entità del risarcimento. I suoi legali, gli avvocati Stefano Bettiol e Valentina Gatti, hanno depositato la causa negli uffici della cancelleria del Tribunale del Lavoro di Treviso.
Il lavoratore era stato assunto nel 1979 dalla divisione dell’Enel di Vittorio Veneto come guardia-diga. Aveva cominciato come responsabile del controllo delle perdite e del flusso d’acqua per poi ampliare le sue mansioni anche come addetto alla manutenzione edile.

Fino al 2005 il rapporto di lavoro fila via liscio, senza particolari intoppi. Dopo l’agosto del 2005, quando l’operaio intima con una diffida all’Enel il pagamento di molte ora arretrate, iniziano i guai.

All’operaio vengono notificate una serie di sanzioni e contestazioni disciplinari. Nel maggio 2008, ad esempio, gli arriva una contestazione disciplinare per essersi recato presso una diga nonostante fosse stato provvisoriamente sospeso, in attesa di effettuare la visita medica di idoneità alla mansione.

L’Enel gli sospende lo stipendio per tre giorni. Un provvedimento che poi la direzione provinciale del Lavoro gli ridimensiona ad una multa di quattro ore. Nell’ottobre 2009, il lavoratore subisce un demansionamento: dopo aver fatto per una vita il guardia diga, passa all’archivio della sede Enel con relativa diminuzione dello stipendio. Tutte azioni che, secondo i suoi legali, ne minano la salute. L’uomo cade in una profonda depressione, si assenta dal lavoro per un lungo periodo e sette mesi fa viene licenziato.

In un’accurata relazione del febbraio 2012, un medico legale ravvisa espressamente il nesso di causa tra le presunte vessazioni subite e la depressione. Il medico non condivide la decisione della direzione dell’azienda dell’energia di Vittorio Veneto di esiliare il lavoratore, confinandolo all’interno dell’archivio di una sua sede “senza incarico alcuno – attesta il medico – per tutto il turno lavorativo e provocando così la distruzione della personalità dell’individuo, la sua profonda frustrazione da cui lo stato di grave depressione”.

Nella causa presentata nei giorni scorsi in Tribunale a Treviso i legali dell’operaio chiedono la condanna di Enel a risarcire l’operaio. Un risarcimento che dovrà essere eventualmente quantificato da una perizia di un consulente tecnico nominato dal Giudice del Lavoro.