IL CASO: Guerra di perizie sull’autenticità del testamento impugnato dai nipoti della defunta vedova

Giu 4, 2018Rassegna stampa

Eredità Barozzi, spunta un altro palazzo.

Non un palazzo ma due nel lascito di Nerina De Toffol, vedova di Pietro Barozzi discendente di quel Sebastiano poeta e patriota. Oltre alla villa di Orzes lasciata al Comune di Belluno spunta anche il palazzo di Via San Pietro al civico 3, lasciato all’ultima discendente dei Barozzi, sorella di Pietro.

I mancati eredi, figli della sorella della defunta vedova Barozzi, hanno impugnato il testamento ritenendolo illegittimo. Ad attestarlo ci sarebbe una perizia calligrafica secondo la quale la scrittura presenterebbe troppe diversità per essere ricondotta ad una sola persona.

Ma l’ultima discendente della storica famiglia, Clelia Barozzi, non ci sta e, con l’Avv. Stefano Bettiol, si costituisce in giudizio davanti al Tribunale di Belluno al quale spetterà decidere sull’autenticità del documento.

Secondo la perizia di Bettiol, la firma “è autentica. Lunedì – conclude il legale – ci costituiremo in giudizio rivendicando la legittimità del testamento”.

L’impugnazione, da parte dei nipoti, è avvenuta a cinque anni di distanza dalla morte della vedova Barozzi, quando ormai si era data attuazione al testamento, passaggio sul quale insiste anche l’Avvocato Bettiol.

La guerra si trasferisce così davanti al Tribunale dove si cercherà di far luce su quel testamento olografo con il quale Nerina De Toffol in Barozzi diede disposizione dei suoi beni prima di morire.

A cinque anni dalla scomparsa della donna, i nipoti, residenti a Pavia, città che ospita anche Clelia Barozzi, fanno eseguire una perizia grafologica sul testamento dopo aver notato delle grafie diverse.

Gli eredi mancati si sono così rivolti all’Avvocato Mario Spinazzè impugnando l’atto ritenuto illegittimo in quanto viziato da troppe diversità grafiche. “ I miei assistiti – ha spiegato Spinazzè – non volevano portare in causa la questione. All’inizio si è cercato un accordo tra le parti, ma non c’è stata la possibilità”.

A far precipitare l’idea di una possibile impugnazione la scelta del Comune di mettere all’asta la villa di Orzes, immobile del settecento il cui valore si aggira sul milione di euro.