Class action, il giudice da’ ragione alla Luxottica

Class action, il giudice da’ ragione alla Luxottica

Corriere delle Alpi – Edizione di Belluno del 18.06.2015

Non ci sarà alcuna causa di lavoro per i diciannove ex dipendenti di Luxottica che rivendicavano il diritto all’assunzione. Così ha deciso il giudice del Lavoro del Tribunale di Belluno, Anna Travia. Una sentenza che non sarà accolta bene dagli ex dipendenti, condannati anche a pagare le salate spese processuali (7 mila euro per il compenso professionale dei legali di Luxottica e 6 mila euro per ciascuna delle sei aziende di somministrazione lavoro).

Un totale, quindi, di 43 mila euro a cui vanno aggiunte le spese generali, l’IVA e i diritti vari. Gli avvocati dell’agenzia interinale Manpower, Stefano Bettiol e Anna Luisa Caimmi evidenziano: “ la decisione era scontata, visto che già dalla prima udienza era stato rilevato da tutti i convenuti il problema della decadenza dei termini della messa in mora, cosa di cui anche il giudice ora ha preso atto”.

Divorzio lampo anche se giudiziale

Divorzio lampo anche se giudiziale

Gazzettino – Edizione di Belluno del 28.05.2015

Dopo il primo scioglimento consensuale di matrimonio avvenuto a Belluno, record nazionale dall’entrata in vigore della nuova legge. Il deposito dell’atto è stato fatto martedì mattina, ovvero otto ore dopo l’entrata in vigore della legge 55/2015, dall’Avv. Stefano Bettiol del foro di Belluno, mettendo così un altro record tutto bellunese nell’utilizzare la nuovissima normativa che accelera drasticamente i tempi per dirsi addio.

Passa col giallo: multata il giudice annulla la sanzione

Passa col giallo: multata il giudice annulla la sanzione

Gazzettino – Edizione di Belluno del 27.04.2015

Passa col giallo, i vigili non la fermano, ma la multano: alla fine il giudice annulla la contravvenzione. Storia a lieto fine per un’automobilista di Belluno che, ritenendo di essere stata sanzionata ingiustamente, si era rivolta al giudice di pace. Via la multa, salvi i punti. Assistita dall’Avv. Valentina Gatti (studio Stefano Bettiol) ha vinto perché la multa non le era stata contestata subito dalla polizia locale.. ha risparmiato così 200 euro circa della contravvenzione, ma soprattutto i 6 punti sulla patente che le sarebbero stati decurtati.

… La donna, ritenendo di essere stata multata ingiustamente, decide di impugnare la contravvenzione. Di fronte al giudice di pace a Belluno i vigili, con il comandante Eddy De Bona, hanno spiegato che al momento della multa erano impegnati nell’assistere all’attraversamento pedonale alcune scolaresche e per questo non hanno fermato l’auto. Motivazioni che non erano state specificate nel dettaglio sul verbale recapitato alla 45enne. I motivi infatti erano rimasti generici e per questo la multa è stata annullata dal giudice.

Furto con scasso nel bar: il titolare accusa il figlio

Furto con scasso nel bar: il titolare accusa il figlio

Gazzettino – Edizione di Sedico del 09.04.14

Accusato di aver derubato il bar del padre. Moreno Pellegrinelli, 35 anni di Sedico si trova a processo con l’imputazione di furto aggravato del 2009. Ieri il genitore, Fabio Pellegrinelli, chiamato a testimoniare in tribunale come parte offesa non si è presentato. La mancanza di giustificazione ha fatto sì che l’uomo venisse sanzionato per 150 euro, inoltre il giudice Elisabetta Scolozzi ne ha disposto l’accompagnamento coattivo per l’udienza fissata al 23 maggio.

Il pubblico ministero infatti non ha ritenuto di poter rinunciare alla deposizione dell’uomo la cui parole saranno di grande importanza per poter stabilire la verità nel delicato processo che vede due congiunti, l’uno contro l’altro.

Il colpo con scasso al bar Dei Fiori di Sedico avvenne nel 2009 quando ignoti si introdussero nel locale dopo aver rotto una finestra e scassinarono le slot machines e un cambiamonete per un bottino di 3 mila euro.

Le indagini della scientifica condussero all’attuale imputato, le cui impronte furono trovate in molte parti del bar compreso il vetro della finestra spaccata.

All’epoca il padre dell’imputato gestiva il locale insieme alla moglie e il figlio dava loro una mano.

La difesa, rappresentata dalla Dott.ssa Valentina Gatti dello studio dell’Avv. Stefano Bettiol, ha intenzione di giocare proprio questa carta. Se l’uomo aveva libero accesso al locale, dove addirittura lavorava, è normale che siano state trovate sue impronte un po’ ovunque.

Il problema è che quando sono state inserite le impronte digitali dell’odierno imputato nell’Afis, il Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte, è venuta fuori una corrispondenza in quanto l’uomo era già schedato per dei guai precedenti.
Si torna in aula il prossimo 23 maggio quando il padre verrà ascoltato e chiarirà se il figlio era cogestore del bar o meno.

Una perizia sostiene che la firma è autentica.

Una perizia sostiene che la firma è autentica.

Il testamento De Toffol – Barozzi

Se da una parte Giuliana Di Cola, figlia della donante Nerina De Toffol, ha impugnato il testamento della madre sostenendo che si tratta di un falso. Ora la cognata della donante, Clelia Barozzi (assistita dall’ Avv. Stefano Bettiol) e beneficiaria, nel testamento della discordia, di un palazzo in Via San Pietro, si fa avanti per costituirsi nel processo civile sostenendo la validità del testamento. Si complica sempre più la vicenda del testamento della discordia che vede il Comune di Belluno come beneficiario dell’antica villa di Orzes composta da due fabbricati costruiti nel XVII secolo. Una villa del valore di un milione di euro, per la quale Palazzo Rosso era già pronto alla vendita per incassare liquidità stabilendo una base d’asta di 942 mila 400 euro.

L’impugnazione del testamento davanti al giudice civile, ha prodotto uno stallo nella vendita dell’immobile e l’impasse è destinata a durare almeno fino a quando non ci sarà un pronunciamento da parte della magistratura.

Anche il Comune, nel frattempo, si è costituito in giudizio, perché naturalmente non vuole perdere un immobile di questo valore, la cui vendita darebbe respiro alla casse municipali.

I fabbricati sono due: il primo è destinato ad abitazione padronale con due alloggi disposti su tre piani, di cui uno nel seminterrato e ha una superficie di 603 metri quadrati, il secondo ad accessorio pertinenziale per 335 metri quadrati, oltre ad un’ampia corte della superficie di 12.580.

Nel testamento della discordia, la donante aveva indicato il Comune come beneficiario dell’antica villa di Orzes mentre palazzo Barozzi di Via San Pietro era stato lasciato alla cognata. Ora quest’ultima, assistita dall’ Avv. Stefano Bettiol è pronta a dare battaglia costituendosi nel processo contro la figlia della donante e producendo anche una perizia di parte nella quale si certifica la veridicità della firma della De Toffol su quel testamento.